La mia San Casciano Bagni
Panico
San Casciano dei Bagni è una fessura di ristoro nel corso affaccendato della vita, un bacino di levità e di intensità nel contempo. Perché qui, tra queste terre tagliate dal sole e dal vento, la testa si riposa dai suoi affanni. La posi, la testa, su quel muro di cinta che chiude la piazza e s’affaccia sulle valli, e la lasci lì a mondarsi. E senti che il pensiero affiora terso, levigato dal nitore.
Valico
Eppure questo è un luogo solo a tratti soave più spesso è inclemente, forastico. Luogo di lupi e cinghiali, di freddo, di boschi e sterpi, di roccia, di travertino, di calanchi, che ancora imprigiona intatto il grido dei popoli che lo hanno posseduto col sangue, dagli etruschi, ai romani, ai barbari, ai longobardi ai bizantini. Esiste una Toscana più raffinata, più agghindata, più mansueta, questa invece è terra scabra di valico, senza monili, ruvida come umili braghe di tela. C’è poco intorno forse, per chi è abituato al molto, pochi soffioni sulfurei rompono l’orizzonte al tramonto come spurghi d’un demone. Si, perché questa terra è abitata da un demone, che ti scaraventa impietosamente di fronte alla miserabilità della tua condizione di uomo.
Eppure a volte, non visto, puoi allungare un braccio e acciuffare l’immenso, e sentirtelo vibrare dentro il fremito del transumanare.
Davanti all’estremo
Ma qui non ti è concessa la viltà. E nemmeno la lotta fessa per stabilire il tuo primato sulle cose. Qui sei invitato a cedere, ad abbassare le armi comuni che usi nel mondo. Qui si avanza, questo luogo è assai più forte d’ogni tua volontà. Le cose estreme ti trascinano davanti all’estremo. Così, se ormai ti ritieni troppo incanaglito dalla civiltà, se la natura ti interrorisce come tutte le faccende che sfuggono al tuo minuto controllo, se temi la nudità, la scabrosità dell’essere, se temi le anime degli etruschi che nelle sere di giugno sotto forma di lucciole vagano senza quiete sui campi, non fermarti da queste parti. Se invece credi che esista in fondo all’uomo una scintilla divina vieni qui a cercarla. La troverai una notte d’estate quando t’accorgerai di star piangendo sotto lo strazio infinito del firmamento.
Margaret Mazzantini