Il Santuario Ritrovato

“La storia oltre la siepe”: il Santuario Ritrovato

Se i “vasconi” del Bagno Grande rappresentano l’elemento oggi caratterizzante l’omonima sorgente, oltre la siepe che li delimita vi è il luogo di uno straordinario salto indietro nel tempo. Tra Seicento e Settecento, gli autori antiquari descrivevano il sito come ricco di meraviglie archeologiche: “muraglie fortissime, colonne intiere, rotte, alcune lisce, altre scannellate, acquedotti di piombo, piedistalli, capitelli…”, e ancora: “fortissime muraglie reticolate, ed i pavimenti a calcestruzzo ed altri a mosaico”. Nelle adiacenze dei vasconi, ancora agli inizi del Settecento “si vedono… alcune colonne antiche, che denotano esservi stato il Tempio di Apollo e di Bacco”. Gli scavi intrapresi dal 2019 e promossi dall’Amministrazione comunale hanno messo in luce, proprio a ridosso della stessa sorgente, un grande complesso santuariale di epoca romana: un edificio quadrangolare con al centro una grande vasca di forma allungata, realizzata in travertino così come le architetture monumentali del portico che la circondava. Colonne di ordine tuscanico ornavano l’edificio e il propileo di ingresso. Le strutture romane si innestano su altre precedenti di epoca etrusca. Dalla vasca sacra provengono materiali eccezionali: altari con iscrizioni, decine di bronzi votivi e un ingente tesoro monetale di epoca romana, perfettamente conservato. L’edificio venne ordinatamente dismesso all’inizio del Quinto secolo d.C., in concomitanza con l’affermarsi del cristianesimo e in seguito a un cedimento strutturale. Le indagini hanno inoltre dimostrato come buona parte del santuario si estenda ancora intatto al di sotto dei vasconi attuali, in un magico rapporto di continuità fra antico e moderno che aspetta solo di essere conosciuto nella sua interezza. Le caratteristiche delle strutture, la qualità e quantità dei materiali rinvenuti fino a oggi collocano la scoperta del Santuario Ritrovato tra le più importanti in Italia degli ultimi cinquant’anni, in un contesto che non smetterà di stupire e regalare capolavori per molto tempo ancora.

Le orecchie di Iside

Sotto l’altare dedicato a Iside, divinità egizia il cui culto fu assimilato prima dagli Etruschi e poi dai Romani, è stato ritrovato un orecchio in bronzo, insieme ad altri esemplari sparsi negli strati di terra compromessi dagli interventi del Seicento e Settecento. Queste orecchie avevano un valore votivo, erano rappresentate in quanto parti del corpo che necessitavano di cure, ma non solo: le orecchie erano infatti attributi specifici di Iside e le riproduzioni in rame servivano ai devoti per far sì che le loro richieste giungessero più facilmente, appunto, alle orecchie della divinità.

Dèi nel fango

Proprio l’ultimo giorno della campagna di scavi 2020-2021 è riemersa dal fango una piccola statua femminile, vestita di un chitone e con un serpente avvolto attorno al braccio destro. Si tratta con tutta probabilità di Igea, personificazione greca della Salute e dell’Igiene venerata a Roma anche con i nomi di “Salus” e “Valetudo”. Tradizionalmente, come anche al Bagno Grande, Igea veniva onorata insieme ad Apollo e associata a Esculapio.

Il toro e le acque termali

Nella grande vasca termale di travertino, risalente all’Età augustea, è stata riportata in luce la testa di un toro scolpita a bassorilievo. Nella mitologia greca, il toro era una delle manifestazioni di Zeus, simbolo ripreso nel Quinto secolo d.C. dal poeta latino Rutilio Namaziano per ricondurre proprio alla figura del toro la fondazione delle Terme Taurine di Civitavecchia. Il legame fra il toro e le acque termali ha dunque radici molto antiche, precedenti alla mitologia dei Romani.

Piedi di piombo

Fra i reperti più singolari provenienti dal Santuario vi sono certamente i piedi di piombo, ritrovati in serie e posizionati dentro impronte scolpite nel travertino. Le impronte rappresenterebbero sia l’offerta alla divinità Iside, sia il cammino che il devoto doveva percorrere recandosi al Santuario.

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